Passaggi

Passaggi

Siamo circa a metà Novembre di questo 2020, e ci troviamo esposti a notizie cariche di pathos che ci raggiungono tutti i giorni: aggiornamenti sui ricoveri ospedalieri, cambiamenti di normative, nuove regole a cui adeguarsi, chiusure improvvise di attività produttive. Ormai viviamo in un clima di grande incertezza sul futuro.

Possiamo anche tenerci lontani da queste notizie, oppure fruirne intelligentemente con le tempistiche che ci sono più congeniali, sta di fatto che siamo immersi in un’atmosfera del tutto particolare, e se siamo onesti con noi stessi dobbiamo ammettere che ne siamo tutti toccati, chi più direttamente e chi meno. Siamo chiamati a vivere questo tempo di pandemia, che avremmo fin troppo comprensibilmente voluto evitare. Ma tant’è, siamo qui, in un attraversamento che sollecita la paura e l’angoscia, emozioni arcaiche inscritte fin da tempi remoti dentro di noi.

Ė possibile allora assistere in ognuno di noi a piccole o grandi regressioni, ovvero alla ricomparsa di sintomi, comportamenti e abitudini che sono appartenuti al nostro passato più difficile. Si può rimanere perturbati dal riaffacciarsi della psicopatologia della vita quotidiana: ossessioni, compulsioni, ansie. Si tratta di difese che possono intensificarsi in un momento sfidante come quello attuale; sono modalità di reazione a eventi stressanti che abbiamo già conosciuto nei momenti più impegnativi.

Per esempio possiamo intestardirci davanti a un problema che non avanza;  vorremmo fare di più, insistere ed essere produttivi. Ma non ci riusciamo e alla fine della settimana ci sentiamo più spossati del solito. Prima le cose sembravano più facili, adesso lo stesso lavoro ci richiede più energie, e alla fine i risultati sono anche meno soddisfacenti. Oppure ci sentiamo direttamente demotivati, svuotati e privi della scintilla vitale che ci illuminava tutti i giorni. Che cosa ci sta succedendo? Non stiamo facendo abbastanza? Dovremmo impegnarci maggiormente?

Ė bene sapere che nei periodi di malattia e di stress la psiche si predispone naturalmente ad un movimento regressivo. Ė esperienza comune a tutti quella di aver vissuto una comune influenza in casa, stando a letto, magari a guardare un vecchio film o un cartone animato che non vedevamo da anni, concedendoci anche qualche coccola che normalmente ci è preclusa. Quando non stiamo bene fisicamente spesso richiediamo maggiori attenzioni a chi ci sta accanto, e l’esperienza complessiva è tutto sommato gratificante. In modo analogo anche durante questa pandemia sto assistendo ad una regressione da parte della psiche.

Significa che siamo realmente tornati indietro? No, è importante ricordarlo. I nostri traguardi rimangono, le abilità e le competenze che abbiamo sviluppato sono ancora lì, solo che la psiche si volta temporaneamente all’indietro e ritrova le vecchie strade percorse, le abitudini del passato e i sintomi più utilizzati per districarci lungo la vita. La psiche si volta inevitabilmente all’indietro perché la strada dinanzi a noi è temporaneamente preclusa: facciamo fatica infatti ad immaginarci un futuro in un momento di instabilità come questo. Questa condizione non durerà per sempre, ma per il momento è quella che ci tocca vivere.

Cosa possiamo fare allora? Penso che l’atteggiamento migliore sia quello di assecondare questo cambiamento, accompagnando il conseguente movimento psichico. A livello culturale non siamo preparati a pensare in questo modo, vorremmo tornare alla vita di prima e basta. Siamo abituati a pensare che tutto possa essere controllato e gestito dalla volontà umana, ma esistono forze invisibili più grandi di noi, che devono essere conosciute e accettate.

Ammettere tutto questo ci costa estrema fatica, sia come società, sia come individui. Vorremmo sempre e solo progredire, sempre crescere e muoverci in avanti. Che enorme illusione! E quanto sforzo pur di non ammettere questa semplice verità! Ė comprensibile, perché l’accettazione comporta un vero e proprio lavoro in cui entrare in contatto con i nostri sentimenti.

Adesso la volontà di progredire può essere inutile, se non proprio dannosa. A volte nuotare controcorrente è un compito estenuante che sortisce il solo effetto di fiaccarci. Meglio assecondare le correnti, ma fino ad un certo punto. Chi pratica Surf sa che esiste un preciso istante in cui occorre cominciare a nuotare per prendere l’onda: prima bisogna farsi risucchiare all’indietro dalla corrente, cedendo a questo movimento, poi è necessario incominciare a nuotare. Né troppo presto, né troppo tardi.

La psiche è un campo di forze da conoscere e rispettare, prima di pretendere di gestirla. Ora il sapere terapeutico può esserci di grande aiuto, perché accompagnare i cambiamenti ci apre ad uno spazio possibile di serenità, benessere e semplicità: cioè ad un nutrimento indispensabile per la salute. Questo può accadere a patto di iniziare a pensare la salute non più esclusivamente nei suoi aspetti fisici, ma anche in quelli psicologici.