Intervista sull'introversione

Intervista sull'introversione

Intervista a Filippo Gibiino di Francesca Frabella, rilasciata sul tema dell’introversione per il settimanale Starbene.

– Che cosa significa essere introversi? E’ diverso da essere timidi?

La parola introversione e il suo opposto estroversione nascono nel contesto della ricerca psicologica nel primo novecento. Questi due termini hanno conosciuto una grande fortuna, tanto che da un ambito scientifico sono entrati a far parte del linguaggio quotidiano, per indicare persone inclini o meno all’interazione sociale; gli estroversi si spingono verso il mondo esterno, mentre gli introversi si rivolgono al loro mondo interno.

Entrando nello specifico, possiamo dire che il carattere introverso presenta una marcata sensibilità e un corredo emozionale particolarmente ricco. Questo fa sì che l’introverso sia portato per natura a sperimentare in maniera più intensa sentimenti d’amore e profondissima quiete, ma anche avversioni, rabbie e dolori. Inoltre l’introverso è un individuo riflessivo e per questo può trovarsi a proprio agio da solo: è nella solitudine infatti che entra in contatto con il proprio mondo interno costellato da immagini e fantasie.

La timidezza è un tratto della personalità connesso ad un vissuto personale di inadeguatezza che porta il soggetto a nascondersi dalle relazioni sociali. La sensazione di inadeguatezza può accentuarsi in alcune circostanze, tra tutte ne cito due: la timidezza nello stare in gruppo, soprattutto quando viene richiesto di prendere la parola per esprimersi, e la timidezza di avvicinare una persona che piace, nell’intenzione di rivelare i propri sentimenti. Il timido ha paura di ricevere un giudizio negativo da parte degli altri e sperimenta l’emozione sociale della vergogna, che può portare ad arrossire in viso, a distogliere lo sguardo e a celare la voce.

Aggiungo che questo tratto della personalità se esasperato può sfociare nella fobia sociale, una patologia in cui la persona è portata a ritirarsi da una parte più o meno vasta del mondo relazionale. In questo caso la persona può sentirsi totalmente sbagliata rispetto al contesto sociale.

Introversione e timidezza sono due tratti del carattere contigui, ma possono interagire con risultati differenti. Si può essere introversi e sentirsi timidi in modo più o meno marcato e quindi più o meno accettabile, ma si può anche essere introversi e pienamente soddisfatti di esserlo.

 

– Perché nella nostra società gli introversi sono malvisti? Perché, 
spesso, loro stessi si sentono inadeguati o fuori posto?

La nostra è una società fortemente spettacolarizzata dove l’esibizionismo, la competizione, l’immediatezza, la performance, e al limite anche la scaltrezza ai danni dell’altro, vengono proposti come modelli desiderabili. Questa diffusione è avvenuta soprattutto con la televisione e in parte anche con i Social Network. Sentirsi diversi da questi modelli può creare vergogna in molte persone. Valori di questo tipo sono fortemente penalizzanti per l’introverso, che ha bisogno di tempo per sentire emotivamente e per riflettere, e in generale si muove su altri binari.

Gli introversi possono sentirsi inadeguati nel momento in cui loro stessi ambiscono a questo modello, che viene costantemente proposto da più parti. In questo caso si possono sentire disorientati e frustrati nel non riuscire a raggiungere quel tipo di comportamento, che viene più facile all’estroverso. Oppure possono percepire la propria intrinseca diversità come un valore, ma coltivare un sentimento di ingiustizia per le persone esibizioniste che si buttano e ottengono di più.

A volte sono gli stessi genitori dei bambini introversi a spingerli forzatamente all’interazione sociale, mentre i figli preferirebbero giocare da soli utilizzando la loro fantasia. In questo caso, se il bambino si sforzasse nell’accontentare l’adulto potrebbe sviluppare malessere. Spesso gli introversi hanno la sensazione di essere diversi da tutti, come se fossero degli stranieri, anche nel loro ambiente familiare più ristretto.

 

– Come possono superare lo stigma sociale e le loro stesse insicurezze?

È necessario mettere in discussione il modello dominante, evitando di entrare in competizione su quel tipo di terreno, e giocare, per così dire, fuori casa. L’introverso reca in sé una grande sensibilità, mentre per adeguarsi ai comportamenti incentivati è richiesta una certa dose di insensibilità e assenza di autocritica. Otteniamo solo sofferenza se chiediamo all’introverso di forzare la propria natura e di essere ciò che non è.

Occorre invece valorizzare le proprie caratteristiche intrinseche, troppo spesso vissute come disvalori, ed eventualmente entrare nel mondo secondo le proprie attitudini. La Psicologia Dialettica, l’approccio che utilizzo nel mio lavoro di psicologo, si muove proprio a partire da questi presupposti e fornisce gli strumenti necessari alla persona per riconoscersi, al fine di portare fuori ciò che ha dentro e non adattarsi passivamente all’esterno.

 

– Quali sono i pregi degli introversi, i loro punti di forza? Come 
possono viverli appieno?

Sfatiamo un mito: non è vero che l’introverso è un individuo chiuso all’altro. Il suo modo di relazionarsi è molto selettivo e orientato a stabilire relazioni intime. Già da bambino tende a cercare contatto con un adulto di riferimento con il quale ha bisogno di sentire una certa intesa. Oppure si avvicina a bambini con cui avverte affinità. La tendenza è quella di creare legami profondi e privilegiare la qualità delle relazioni piuttosto che la quantità. Questo aspetto della relazionalità introversa può portare a incontri di grande ricchezza.

Inoltre l’introverso possiede marcate capacità immaginative e di pensiero, talvolta associate a una vivace intelligenza. Può fermarsi a fantasticare su situazioni e mondi possibili, mettendole a confronto con la realtà. Da bambino spesso viene richiamato dagli insegnanti e dai genitori per avere la testa tra le nuvole. Quando queste qualità vengono coltivate possono essere il motore per una brillante creatività. Gli introversi hanno il pregio di interrogarsi sul senso delle cose, hanno bisogno di trovare un significato personale in quello che fanno. Le capacità riflessive portano l’introverso ad avere un rapporto privilegiato con la solitudine, vissuta come qualcosa di nutriente. L’introverso riuscito è una persona capace di stare bene da sola.

È importante sottolineare che tutte queste caratteristiche necessitano di un lungo tempo per maturare ed affinarsi. Il bambino introverso deve attraversare una lunga maturazione, e non ci si possono attendere da lui prestazioni spettacolari o immediate.

Ciò detto il carattere introverso può raggiungere importanti traguardi, come dimostrano alcuni personaggi della storia. Pensiamo a Giorgio VI sovrano del Regno Unito, la cui storia del superamento della timidezza e della balbuzie è stata resa celebre dal film Il discorso del Re. Oppure nominiamo Eleanor Roosevelt, sensibile e introversa, che nel suo ruolo di First lady si schierò in favore dei più deboli e sostenne campagne per i diritti civili. Possiamo anche muoverci in ambiti meno scontati, come quello sportivo, per ricordare il campione di Formula 1 Ayrton Senna, introverso, sensibile e capace di raggiungere un’estrema concentrazione mentale durante le gare.

 

– Che cosa possono fare, gli estroversi, per facilitare la vita agli 
introversi che appartengono alla loro cerchia di frequentazioni (amici,
colleghi di lavoro…)? E viceversa?

Ci tengo a sottolineare un punto per fugare ogni dubbio. Fare l’elogio dell’introverso non significa condannare l’estroverso. Le caratteristiche dell’estroversione sono orientate al pragmatismo, allo scambio e all’azione, aspetti assolutamente necessari ad ogni gruppo umano. La Psicologia Dialettica si muove con l’intento di riconoscere e valorizzare la diversità di ogni individuo. È necessario mantenere un atteggiamento di rispetto e curiosità verso l’altro: la curiosità è la motivazione che più di tutte ci porta ad incontrare l’altro nei suoi pregi e nei suoi limiti.

 

– Come funzionano le relazioni e i rapporti di coppia tra introversi ed estroversi?

Se manca un reciproco riconoscimento delle caratteristiche differenti, i rapporti di coppia sono improntati all’incomprensione e alla conflittualità. Si può tormentare per anni il partner chiedendogli di essere ciò che non è. Più spesso è il partner estroverso a penalizzare quello introverso, incalzandolo ad essere intraprendente e deciso. A volte nelle coppie le persone tendono a assumere determinate mansioni o compiti a seconda delle proprie caratteristiche, ma è auspicabile che le qualità di ognuno si miscelino affinché i partner possano integrarsi e comprendersi meglio a vicenda.