Pensare il cambiamento

Pensare il cambiamento

Il virus è arrivato improvvisamente nelle nostre vite, chiamandoci ad un cambiamento forzato e inatteso. Sembrava impossibile scrivere queste parole solo un mese fa. Eppure siamo qui. In questi giorni tutto appare accelerato, tutti ci dobbiamo adattare alle trasformazioni. È per questo che la nostra mente cerca continuamente informazioni e notizie.

Molto spesso ci troviamo ad informarci in maniera esagerata, e sarebbe meglio limitare questa attività ad alcuni momenti della giornata. In ogni caso, vogliamo capire cosa sta succedendo, cosa cambierà, quando potremmo tornare alle nostre abitudini, quando sarà disponibile un vaccino, quali precauzioni osservare e quali comportamenti non sono permessi.

La mente serve proprio ad adattarsi al cambiamento. Ci permette di mediare il nostro comportamento con l’ambiente, che è prima di tutto un ambiente sociale, fatto di persone, di figure di riferimento, di incontri e di scambi. È per questo che facciamo fatica a dormire, come se la mente stesse facendo un lavoro straordinario per aggrapparsi ad una realtà in continuo mutamento. Ci sentiamo scivolare e in affanno, perché la realtà si muove velocemente. Ci troviamo a rincorrere un virus che è più veloce di noi.

Infatti nelle ultime settimane si sono succeduti una serie di decreti sempre più stringenti, che hanno limitato la nostra libertà, per il bene di tutta la collettività. Come sta accadendo, dobbiamo continuare a fidarci degli scienziati e ne usciremo. A oggi però non abbiamo nessuna data, non sappiamo cosa accadrà tra un mese, quando potremo incontrare amici e stare all’aria aperta. È come se i nostri occhi fossero appannati e non riuscissero a vedere molto in là.

Perciò è necessario tollerare questa condizione di non sapere e di miopia. Non sappiamo quando tutto questo finirà e cosa succederà dopo. Siamo confrontati con il limite della nostra conoscenza, della nostra capacità previsionale e con la frustrazione che ne consegue. Soltanto tollerando questa parziale cecità potremmo utilizzare la nostra mente per adattarci all’ambiente. Soltanto facendo spazio a questa frustrazione sarà possibile pensare il cambiamento.