La bellezza dell'anima e lo squarcio del terremoto
Nei giorni prima di Ferragosto ho visitato per la prima volta Amatrice. Ad Arquata del Tronto invece ero già stato, e ci sono nuovamente passato. Chi mi conosce sa quanto sia legato ai luoghi della provincia ascolana, che frequento da sempre. Da quando avevo pochi giorni ho potuto respirare l’aria leggera e profumata delle colline marchigiane. I paesi colpiti dal terremoto si trovano lungo l’antica via Salaria, chiamata così perché in antichità veniva utilizzata per trasportare il sale, dai territori marchigiani verso il Lazio. Percorrerla in auto è un’esperienza magnifica. Partendo da San Benedetto del Tronto si arriva alla stupenda città di Ascoli, poi si segue la strada che entra dolcemente nell’Appenino, costeggiando i monti Sibillini sul fronte marchigiano, e il Gran Sasso e i Monti della Laga sul versante Abruzzese. Proseguendo, la strada diventa il crocevia anche di Lazio e Umbria. Insomma è il cuore dell’Italia, uno scrigno di rara bellezza. Da qui si può deviare verso Norcia e arrivare ad Assisi e a Perugia, oppure, orientandosi verso sud raggiungere L’Aquila. Proseguendo per la Salaria si passa nei pressi di Accumuli, di Amatrice e del suo lago, fino ad arrivare a Rieti con la sua abbondanza di corsi d’acqua limpida e le sue bellezze architettoniche. Infine si arriva a Roma.
La scossa di terremoto del 24 Agosto è stata davvero forte e lunga e appena terminata ho temuto per il peggio intorno a me. Quando, poco dopo, ho sentito il sindaco di Amatrice che parlava di un paese che non c’è più ho provato un tuffo al cuore, una ferita nell’anima. James Hillman ha sempre sostenuto un recupero della parola anima, non tanto da ricercarsi nelle profondità di ognuno di noi, ma fuori, nel mondo. È il concetto di anima mundi. Se siamo alla ricerca dell’anima dobbiamo rivolgerci verso l’esterno, percorrere le vie, ammirare le chiese, le piazze, i monumenti, gli spazi urbani, i giardini, gli alberi e i fiumi. Questi spazi porteranno i segni delle abitudini e delle genti che li abitano. Tradizioni, scambi, relazioni, riti, abitudini, feste, sagre sono il frutto dell’intreccio tra i luoghi e gli uomini. Tutto ciò costituisce l’identità dei luoghi e da forma all’identità delle persone, e alla loro anima. Durante la nostra vita attingiamo continuamente all’anima del mondo e ci portiamo dentro particolari luoghi e relazioni, profumi e volti, paesaggi e sorrisi.
Scrive provocatoriamente James Hillman: Diventa sempre più difficile dividere con un taglio netto psiche e mondo, soggetto e oggetto, qui dentro e là fuori. Non so più con certezza se la psiche è dentro di me o se io sono nella psiche come sono nella «musica sentita così intimamente/ da non sentirla affatto, ma finché essa dura,/ tu sei la musica». Dove finisce l’ambiente e dove incomincio io, e anzi come posso cominciare, senza essere in qualche luogo, coinvolto intimamente e nutrito dalla natura del mondo?
Quando ho appreso della notizia della distruzione dei comuni marchigiani e laziali, la paura per la scossa del terremoto appena passato ha lasciato il posto alla tristezza e al dolore per una ferita che ho sentito nell’anima, essendomi quei luoghi rimasti dentro. Il terremoto non ha distrutto solo le vite e le case, ma ha provocato uno squarcio nell’anima della gente che è sopravvissuta.
Scrive ancora James Hillman: Se l’anima, come dice Plotino, è sempre un’Afrodite, allora essa ha sempre a che fare con la bellezza, e le nostre risposte estetiche sono la prova dell’attiva partecipazione all’anima del mondo. Il nostro senso del bello e del brutto ci porta fuori, nella polis, attivandoci politicamente. Il solo fatto di accorgerci di quello che ci sta intorno, e di rispondervi con un moto di istintivo disgusto o di desiderio trasposto, fa sì che veniamo coinvolti.