Derealizzazione e depersonalizzazione: "La mente distopica"
Sempre più persone che si rivolgono allo psicologo lamentano una condizione di distacco da se stessi e dai propri sentimenti. Vivono immerse in uno stato di apatia e ottundimento, che rende loro difficile comprendere ciò che provano. Nel momento in cui cercano di entrare in contatto con se stessi avvertono la presenza di un’angoscia diffusa, che cercano comprensibilmente di allontanare in vari modi.
Altre volte il distacco può essere qualitativamente più intenso, tanto da lasciare la sensazione di vivere in un sogno, oppure dietro ad una lastra di vetro che isola dalle altre persone. La persona che sperimenta la derealizzazione, si rende perfettamente conto di trovarsi nel mondo, ma non ne riesce più a cogliere le sfumature affettive: perde il gusto e il colore della realtà che gli si presenta drammaticamente impoverita, deformata e irreale. Un genitore o una compagna che prima apparivano familiari diventano totalmente estranei. Ė come se ci si trovasse da un’altra parte e si percepisse a distanza tutto ciò che in realtà si trova lì davanti a noi.
Un’esperienza così particolare spesso è accompagnata da una grande paura, soprattutto quella di non riuscire a trarsi fuori da questa situazione. Invece nella depersonalizzazione la sensazione di estraneità è riferita al proprio corpo, che non si riconosce più. Nicola Ghezzani dedica il suo ultimo libro alla comprensione di quella che indica essere una sindrome a se stante, quella da derealizzazione e depersonalizzazione per l’appunto. Spesso infatti questi vissuti vengono riconosciuti solo come sintomi di altre patologie, per esempio il disturbo da attacchi di panico e il disturbo post traumatico da stress, oppure confuse erroneamente con sintomi psicotici. Ghezzani ne individua invece il carattere specifico e ne descrive con perizia la fenomenologia.
Nelle pagine del libro l’autore delinea per esteso il conflitto che porta alla comparsa del disturbo, conflitto che può esacerbare soprattutto nelle persone sensibili, le prime a cogliere naturalmente gli aspetti più contradditori della realtà, di se stessi e degli altri. La dissociazione diventa allora una modalità messa in campo dall’inconscio per gestire emozioni troppo intense che entrano in contrasto diretto con il proprio sistema di valori. Per esempio un adolescente può ritrovarsi a dover scegliere una carriera in linea con quella della famiglia che ama, rinunciando al suo sogno che lo porterebbe altrove. Cosa ne sarà della sua rabbia e della sua delusione?
Per uscire da questa condizione è importante che il terapeuta aiuti il paziente a riprendere contatto con le proprie emozioni, contenendo ed elaborando nello stesso tempo i conflitti che intercorrono tra l’emotività e il sistema di valori assorbito dall’ambiente sociale. L’avvicinamento ai propri sentimenti, insieme all’assunzione di responsabilità verso le proprie scelte è la strada migliore per essere presenti a noi stessi e al mondo.
Bibliografia
Nicola Ghezzani (2022), La mente distopica. Derealizzazione, depersonalizzazione e angoscia esistenziale. Milano: Franco Angeli